Classe 2C

Il tappeto della classe 2C della scuola Primaria rappresenta la parte finale della favola scritta da Giobbe Covatta dal titolo “C’era una volta un principe … anzi no una principessa bellissima”, sulla quale i bambini hanno lavorato durante l’anno scolastico partecipando al concorso dell’AMREF e classificandosi al primo posto.

Le mani simboleggiano il continente africano (principessa bellissima), mentre il “vecchio carillon” è lo strumento che apre il duro cuore del principe (continente europeo). La favola termina con l’apertura del portone del castello grazie a 4 parole fondamentali: tenacia, orgoglio, gentilezza e sete di giustizia.

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C’era una volta un principe … anzi no una principessa bellissima

“C’era una volta un re… anzi no: c’era una volta una principessa talmente bella che andava in giro orgogliosa della sua bellezza e del suo profumo di erba tagliata. Questa principessa viveva in un regno meraviglioso dove la vita era semplice e leggera. Alberi enormi davano frutti golosi, la terra produceva cibo in quantità, animali di ogni genere popolavano foreste sempre verdi e il clima era dolce come il carattere della principessa”.
 “Era tutto talmente bello da sembrare una favola, ma per essere una favola mancava il principe azzurro, e un giorno il principe arrivò. Arrivò sulla groppa di un cavallo bianco: era corto, chiatto, sudato, indossava fuseaux azzurri che gli strizzavano le cosce e pantaloncini azzurri a buffo, in testa aveva un ridicolo cappellino ornato di piume, ma soprattutto “Sono venuto ad aiutarti” disse il principe azzurro. La principessa lo guardò perplessa perché come principe azzurro faceva veramente schifo e rispose: “Ma io non ho bisogno di aiuto! E comunque se mi servisse lo chiederei ad un rospo…Ho più probabilità di trovare un principe un po’ meglio di te”. E il principe rise:” Fidati di me e vedrai…!”. Per la principessa era naturale fidarsi degli altri, anche se questi erano brutti e puzzavano di broccoli, per gentilezza non disse niente. “Per prima cosa mettiti questi vestiti che ti ho portato”. E il principe diede alla principessa un suo cappotto grigio. “Ma qui fa caldo!” rispose la principessa. “Non è per il clima, ma perché questi vestiti vanno tanto di moda nel mio regno”.
“Ma io preferisco i miei di vestiti, sono più colorati e leggeri…” “Tranquilla, dammi retta!”. Lei, sempre per gentilezza e timidezza, acconsentì, ritrovandosi il cappotto sulle spalle. “Ma che caldo” disse la principessa sudando e salutando. Dopo qualche giorno il principe tornò. Sembrava ancora più antipatico e stanco, tanto da trattare male gli uomini della sua corte al seguito. Qualcuno confidò alla principessa che il principe non dormiva da giorni. Era intrattabile. emanava un terribile odore di broccoli.

Quando incontrò di nuovo la principessa le ordinò “da oggi nel tuo orto si coltiveranno solo noccioline americane, perché io ne vado matto!” “Ma ci verrà mal di pancia mangiando solo noccioline” protestò la principessa. Ma il principe non volle sentire ragioni. “E ora taglia questo enorme albero” ordinò, continuando a sbadigliare, il sovrano del regno lontano. “Ma questo albero fa ombra alla mia casa” obiettò la principessa. “Si, ma sotto ci sono beni molto più preziosi della tua ombra! Fidati di me…” E la principessa tagliò l’albero, e il principe si portò via tutte le pietre lucenti e preziose che vi trovò sotto.  Dopo aver preso tutti i semi, i fiori e i frutti di quella terra, il principe tornò nel suo regno lontano, con tutte queste ricchezze. La puzza di broccoli però rimase e il regno della principessa iniziò a diventare arido e grigio come il cappotto pesante che le aveva lasciato il principe. Da mangiare erano rimaste solo noccioline e tutti avevano il mal di pancia, per questo c’erano lunghe file davanti ai bagni. E poi non c’era più ombra, da nessuna parte!
 Faceva un caldo! La vita non era più semplice e leggera, ma dura e pesante nel regno della principessa. “Eh no! Senza più cibo, senza più frutti e in una casa infuocata dal sole non ci sto!” disse al suo popolo la principessa. Camminò giorni e giorni, verso il nord, cercando di arrivare alle porte d’oro del regno del principe. Ma si trovò la strada bloccata da un muro altissimo di pietre e filo spinato.

 “Fatemi entrare” chiese la principessa “Devo vedere il principe”. Ma la porta restò chiusa, e da dietro si levò una voce che disse “Che sei venuta a fare? Che vuoi da me?”. “Il mio regno non è più quella di una volta, puzza tremendamente di broccoli! Non ci sono più ricchezze, non c’è più cibo perché hai portato tutto via.” “Sei un’ingrata! Io ho portato la civiltà nel tuo regno, ma tu non lo hai capito. Se il tuo regno di ebano è sprofondato nel caos la colpa è solo tua e della tua gente. E ora lasciami stare, ho altro da fare”. Intimò ai suoi sudditi di serrare il portone e allontanarla. “Ma io non ho più niente nella mia terra” disse la principessa, stanca del viaggio e addolorata per non essere stata nemmeno ascoltata. “Ora basta, tornatene a casa tua e se potrò ti aiuterò da qui. Fidati, ti aiuterò da qui”. Ormai sfinita prese la strada del ritorno. Piangendo si toccò il vestito e si ricordò di una cosa che aveva trovato nel cappotto grigio del principe. Lo prese in mano, si girò verso il portone chiuso e rivolgendosi al principe disse “questo è tuo?”. Il principe, curioso, aprì uno spiraglio del portone. Allungando la mano la principessa porse al principe un piccolo carillon. Il principe rimase di stucco. Fu un attimo che durò secoli. Si ricordò di quando la regina sua madre, ogni sera, al suono del carillon gli diceva “quando sarai re, governa con gentilezza”. E allora spalancò il portone e prese dalle mani della principessa quell’oggetto, la cui perdita turbava il suo sonno. Da quando lo aveva perso non era riuscito più a dormire e non faceva altro che ingozzarsi di broccoli, notte e giorno. Guardò negli occhi la principessa, vide il suo viso solcato dalle lacrime e le disse balbettando “e..entra, e..e…entra pure un attimo”. Per la prima volta quel portone si aprì alla principessa.
Per la prima volta il principe prestò attenzione alle parole della principessa venuta dal regno d’ebano. E se anche non vissero felici e contenti, iniziarono a sentirsi principe e principessa di uno stesso mondo. Furono la gentilezza, l’orgoglio, la tenacia e la sete di giustizia che spalancarono le porte di un regno arroccato lassù.